"Uno sforzo verso la comprensione degli effetti della "violenza domestica" sul cervello femminile...“
Un innovativo progetto di ricerca medica, iniziato negli Stati Uniti alla Johns Hopkins University di Baltimora e ora condotto dall'Università di Padova, dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Biomediche, guidato dal dott. Jacopo Agrimi e dal prof. Nazareno Paolocci.
Quando parliamo di violenza da partner intimo (IPV), pensiamo subito alle ferite visibili. Ma alcune conseguenze si manifestano negli anni anche dentro il corpo: si nascondono nei tessuti, nei segnali molecolari, nei battiti del cuore e nelle connessioni del cervello. WISH – Preclinical Research nasce per indagare proprio questo: come lo stress relazionale cronico, subito dal corpo femminile in contesti di violenza, trasforma in danno biologico reale, duraturo e misurabile.
Per farlo, utilizziamo un modello sperimentale murino che riproduce alcuni aspetti dell’IPV, in particolare l’esposizione prolungata a comportamenti violenti, controllanti e imprevedibili. Pur non potendo riflettere la complessità dell’esperienza umana, questo modello rappresenta un punto di partenza fondamentale per capire cosa accade nel corpo femminile quando la violenza diventa quotidianità.
I risultati già pubblicati (Agrimi et al., iScience 2024) mostrano che le femmine esposte a questo tipo di stress sviluppano alterazioni cerebrali significative: perdita di neuroni nell’ippocampo, ridotta neurogenesi, maggiore apoptosi e comportamenti ansiosi. Questi effetti sono accompagnati da una marcata riduzione dell’attività di ERβ, il recettore degli estrogeni, e del BDNF, molecola chiave per la plasticità cerebrale. La compromissione di questi fattori suggerisce una vulnerabilità biologica profonda, che potrebbe anticipare disturbi cognitivi, neurodegenerativi e perfino oncologici.
In particolare, la downregolazione di ERβ indotta dalla violenza può mimare una condizione ormonale da menopausa precoce, aprendo una finestra di rischio per tumori estrogeno-dipendenti come quelli al seno, al colon e al cervello. WISH esplora questa ipotesi con un approccio integrato, per far emergere una dimensione oncologica della violenza di genere finora trascurata.
A questi dati consolidati, si aggiungono osservazioni preliminari che indicano alterazioni a livello cardiaco: nei topi femmina sottoposti a violenza prolungata, si osservano segni di disfunzione contrattile, modifiche del ritmo cardiaco e possibili alterazioni nella comunicazione cuore-cervello. Stiamo studiando questo asse regolatorio con tecniche avanzate di EEG/ECG e analisi di connettività funzionale, per capire se la violenza interrompa il delicato equilibrio tra emozioni, risposta allo stress e regolazione fisiologica.
Il progetto prevede anche l’uso di modelli cellulari e di organoidi, per ricostruire in vitro i processi biologici alterati e testare l’efficacia di possibili trattamenti farmacologici. In particolare, esploriamo l’effetto di agonisti selettivi di ERβ e TrkB, con l’obiettivo di identificare strategie terapeutiche capaci di prevenire o attenuare i danni multiorgano della violenza.
Il nostro obiettivo è chiaro: ricostruire i meccanismi nascosti attraverso cui l’IPV si imprime nel corpo. Perché solo comprendendo la natura biologica della violenza potremo dare alle donne sopravvissute risposte terapeutiche nuove, efficaci e finalmente mirate.